
DATI ESSENZIALI:
- Titolo: “Novecento. Un monologo”.
- Titolo originale: "Novecento. Un monologo".
- Autore: Alessandro Baricco;
- Nazionalità Autore: Italiana;
- Data di Pubblicazione: ottobre 1994;
- Editore: Feltrinelli;
- Genere: Narrativa italiana moderna e contemporanea;
- Pagine: 62 p, brossura;
- Voto del Pubblico (IBS): 4,5 su 5.
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Recensione del Libro “Novecento. Un monologo” di Alessandro Baricco del 1994, genere Narrativa italiana moderna e contemporanea (dopo il 1945). Evidenzieremo il riassunto del libro “Novecento. Un monologo”, l’analisi dei personaggi, i luoghi d’ambientazione, la collocazione temporale, lo stile di scrittura ed il narratore. Infine analizzeremo le tematiche trattate nel libro “Novecento. Un monologo” con tanto di commento ed opinione del recensore articolista.
BIOGRAFIA DELL'AUTORE DEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'':
Alessandro Baricco è nato a Torino nel 1958 ed è scrittore, saggista, critico musicale e conduttore televiso italiano di grande successo. Si è laureato in Filosofia presso l'Università di Torino e contemporaneamente ha studiato presso il Conservatorio dove si è diplomato in pianoforte.
Oggi collabora con La Repubblica come critico musicale e con La Stampa per la pagina culturale. Nel 1994 ha fondato a Torino la Scuola Holden, di cui è oggi preside, per lo storytelling e le arti performative.
Ha iniziato la sua carriera di scrittore con “Castelli di rabbia” e “Oceano mare”, cui seguono “Seta”, “Tre volte all'alba” e “La Sposa giovane”. La sua produzione letteraria ha provocato fin da subito reazioni contrastanti, tra un pubblico che lo adorava e una critica letteraria che gli era inizialmente sfavorevole.
Nel frattempo ha prodotto alcuni fortunati testi teatrali, tra cui “Novecento. Un monologo” (da cui è stato tratto il film di Tornatore “La leggenda del pianista sull'oceano”) e “Moby Dick”. Tra le trasmissioni televisive più importanti dobbiamo ricordare “Pickwick, del leggere e dello scrivere” e “Totem”.
RIASSUNTO DEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'': 
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Siamo a teatro. Il palcoscenico si apre su un uomo solo, Tim Tooney, e sulla sua tromba. L'uomo inizia a raccontare una storia incredibile, surreale, triste e un po' magica, di un pianista che ha conosciuto sul Virginian durante i viaggi che la nave faceva tra l'America e l'Europa nel periodo tra le due guerre.
Credeteci o no signori, racconta Tim, ma Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento è il più grande pianista mai esistito; è nato sulla nave e non l'ha mai lasciata. Mai. Nemmeno una volta è sceso a terra. È nato e cresciuto sui ponti, abbandonato in fasce sul pianoforte del salone centrale e allevato da uno dei marinai.
È sul Virginian che Novecento impara a suonare il pianoforte. Quella che esce dallo strumento è una musica diversa, dolce, malinconica, allegra, affascinante, che nessuno ha mai sentito prima. “erano suoni dell'altro mondo. C'era dentro tutto: tutte in una volta, tutte le musiche della terra”.
In pochi anni la fama di questo silenzioso pianista diventa enorme, tanto da spingere alcune persone a salire a bordo solo per sentirlo suonare. Finché, dopo 32 anni di reclusione volontaria, Novecento decide di lasciare la nave.
Quello che Tim ha desiderato da lungo tempo per l'amico, finalmente pare possa avverarsi, eppure è titubante e preoccupato. È un cambiamento notevole per Novecento e il motivo della sua decisione non sembra essere quello giusto: il pianista vorrebbe, per una volta, guardare il mare dalla terra ferma, sentire il suo richiamo e fermarsi ad ascoltarlo.
Così prepara la valigia, prende a prestito il cappotto più bello del suo migliore amico e inizia a scendere la scala che lo porterà verso una nuova vita. Sullo sfondo una New York affaccendata.
Primo gradino...
Secondo gradino...
Terzo gradino...
Che ne sarà di Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento in un mondo che non ha mai conosciuto se non attraverso i racconti dei viaggiatori che ha incontrato?
ANALISI DEI PERSONAGGI DEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'': 
- Tim Tooney: migliore amico di Novecento, suona la tromba. È salito a bordo del Virginian sperando di guadagnare qualcosa, anche se non ama particolarmente il mare. Non sappiamo molto su di lui perché come narratore della vicenda tende a non parlare di sé.
Si sente, però, che il legame con Novecento è molto forte e che vorrebbe per lui solo il meglio: desidera da sempre di convincerlo a scendere dalla nave e costruirsi una vita normale
- Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento: è un personaggio ambiguo; nato e cresciuto sulla nave e mai sceso a terra, Novecento è un attento osservatore della vita degli altri. Piuttosto che lasciare il Virginian preferisce vivere attraverso i racconti degli ospiti. Ogni viaggiatore aggiunge un tassello alla sua conoscenza del mondo, dei suoi odori, dei suoi colori, delle sue città.
Il pianista è combattuto tra il desiderio di provare di persona le esperienze che ha solo ascoltato da quando è piccolo, e la sicurezza offerta dalla nave. Ha tanti desideri inespressi, ma anche tanta paura: dell'ignoto, della vita reale, delle sue incertezze. Alla fine dovrà fare una scelta.
LUOGHI D'AMBIENTAZIONE DEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'': 
L'intera vicenda di questo monologo si svolge sul piroscafo Virginian, che tra le due guerre faceva la spola tra l'America e l'Europa. Gli ambienti non vengono mai descritti con dovizia di particolari, perché la destinazione del racconto alla rappresentazione teatrale non lo permette.
Abbiamo una vaga descrizione del salone di prima classe, dove Novecento suona il piano con la band, e di pochissimi altri ambienti della nave, a volte solo accennati, come i ponti di classe economica dove il pianista andava a suonare di giorno la sua musica.
TEMPO (COLLOCAZIONE TEMPORALE) DEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'': 
L'arco temporale durante il quale si svolge la storia raccontata da Tim Tooney coincide con la vita del pianista Danny Boodmann T.D. Lemon Novecento.
Dal primo anno del nuovo secolo, in cui viene trovato abbandonato sulla nave (1901) al 1927, quando Tim viene preso nella band del Virginian e fa la sua conoscenza, fino ad alcuni anni dopo la Seconda Guerra Mondiale.
È stato infatti in quel periodo imprecisato che Tim riceve la lettera che lo informa dell'imminente distruzione del Virginian, e corre al porto di Plymouth, dove vedrà per l'ultima volta il caro amico. Il racconto delle vicende segue un ordine cronologico lungo tutta la vita del pianista.
STILE DI SCRITTURA USATO NEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'': 
Baricco ha scritto "Novecento" per il teatro; è un monologo piuttosto breve, attraverso il quale un musicista della nave Virginian racconta al pubblico di aver conosciuto un leggendario pianista.
Come tutti i monologhi può risultare farneticante e sgrammaticato, il discorso è frammentato, le frasi non vengono terminate perché il protagonista passa da un pensiero all'altro, a volte senza continuità di narrazione.
Per ragioni teatrali il discorso deve essere veloce,sintetico, diretto; l'attenzione dello spettatore non deve essere persa e quindi l'autore non può dilungarsi in descrizioni noiose. Ne deriva uno stile di scrittura poco adatto alla lettura, che ha invece lo scopo di rendere partecipe lo spettatore teatrale di un avvenimento al quale non ha assistito.
NARRATORE DEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'': 
In questo monologo teatrale c'è un narratore interno onniscente. È Tim Tooney, amico di Novecento, che ci racconta la vita del pianista descrivendone i momenti più significativi, fin dal suo ritrovamento sul Virginian da parte di un marinaio. Il narratore conosce tutti i fatti accaduti, a molti dei quali ha partecipato egli stesso.
Sono avvenimenti passati che egli ricorda con stupore e grande stima nei confronti dell'amico; sentimenti che riesce a trasmettere anche allo spettatore/lettore. Nonostante sia arido di descrizioni, ha comunque la capacità di mostrarci un quadro chiaro delle emozioni di Novecento e della storia accaduta.
TEMATICHE TRATTATE NEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'': 
In un testo così breve, Alessandro Baricco riesce a racchiudere un tema estremamente profondo, che probabilmente viene recepito in chiave diversa da ogni lettore. Novecento è l'incarnazione della paura umana verso tutto quello che è infinito: la vita, l'amore, le responsabilità, il mondo stesso.
L'essere umano non può sapere, a priori, se un amore durerà, se la vita sarà lunga, se sarà felice e soddisfatto, se sarà in grado di adempiere a tutte le responsabilità che ha preso nei confronti della sua famiglia.
La vita è imprevedibile perché infinita, la nave invece dà a Novecento un senso di sicurezza, di stabilità, di conoscenza del futuro, che in realtà è solo una via di fuga. “La terra, quella è una nave troppo grande per me”. E così deve scegliere: la scelta più difficile, quella decsiva, tra vivere appieno la vita o fingere di viverla.
Novecento non riuscirà a scegliere fino a quando non vi si troverà costretto. Abituato da sempre a gestire i suoi desideri vivendo quelli degli altri, non sarà in grado, quando verrà il momento, di affrontare felicità e infelicità. “I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito. Ho disarmato l'infelicità. Ho sfilato via la mia vita dai miei desideri”.
COMMENTO DEL LIBRO ''NOVECENTO. UN MONOLOGO'': 
Ho avuto modo di vedere l'adattamento cinematografico di questo libro: "La leggenda del pianista sull'oceano", di Tornatore, e mi è piaciuto, pur con le sue pause eccessive. Proprio per questo ho voluto leggere "Novecento. Un monologo" ed è stata di certo la piacevolissima scoperta di un autore che non conoscevo.
È un testo che scorre via in poche ore. Nonostante lo stile sgrammaticato e farneticante, la lettura, pur essendo un racconto destinato al teatro, risulta facile e ammaliante. È impossibile interrompere il flusso dirompente dei pensieri del narratore, a volte ti ci perdi dentro.
Siamo sul Virginian insieme a lui, riusciamo persino a sentire le note che Novecento sta suonando al piano. Viviamo la tempesta, ascoltiamo, come se fossimo con loro, i viaggiatori che cantano in classe economica; siamo su quei tre gradini che portano verso terra, a New York, con addosso la stessa paura, la stessa ansia, la certa incertezza di Novecento.
È incredibile come Baricco riesca a catturare il lettore così profondamente in sole 62 pagine. Credo che ognuno di noi, in un momento della propria vita, su quel terzo gradino abbia reagito in modo diverso e abbia fatto la sua scelta. Molti, probabilmente, sono ancora lì ad osservare la vista dell'enorme e infinita città.
Ed è questa la bellezza del libro: la capacità di farci ragionare sull'esitenza senza che ne siamo nemmeno consapevoli.
Perché, in fin dei conti, non è meglio credere che sia solo una dolce e malinconica favola?
Francesca Tessecini
+20k M.R.
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Francesca Tessecini
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