
DATI ESSENZIALI:
- Titolo: “Io non ho paura”.
- Titolo originale: "Io non ho paura".
- Autore: Niccolò Ammaniti;
- Nazionalità Autore: Italiana;
- Data di Pubblicazione: per la prima volta in Italia nel 2001;
- Editore: Einaudi;
- Genere: Romanzo contemporaneo;
- Pagine: 230 p., brossura;
- Voto del Pubblico (IBS): 4,6 su 5.
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Recensione del Libro “Io non ho paura” di Niccolò Ammaniti del 2001, genere contemporaneo. Evidenzieremo il riassunto del libro “Io non ho paura”, l’analisi dei personaggi, i luoghi d’ambientazione, la collocazione temporale, lo stile di scrittura ed il narratore. Infine analizzeremo le tematiche trattate nel libro “Io non ho paura” con tanto di commento ed opinione del recensore articolista.
BIOGRAFIA DELL'AUTORE DEL LIBRO ''IO NON HO PAURA'':
Niccolò Ammaniti, autore di sette romanzi, varie raccolte di racconti, di un saggio sull’adolescenza e di un radiodramma, è nato a Roma il 25 settembre 1966.
Iscritto alla Facoltà di Biologia, non ha mai completato gli studi.
Pubblica il suo primo romanzo, di genere pulp, “Branchie” nel 1994.
Nel 1996 recita nel film “Cresceranno i carciofi a Mimongo”, pellicola minimalista a basso costo sulle difficoltà di trovare lavoro dopo la laurea. Sempre nello stesso anno pubblica una raccolta di racconti: “Fango”.
Con il passare degli anni il suo stile diventa più equilibrato e comincia a pubblicare romanzi di denuncia sociale o incentrati sullo scontro generazionale tra bambini e adulti in ambienti degradati.
Sposato dal 2005 con Lorenza Indovina, attrice, ha vinto il Premio Campiello Europa nel 2006 con il romanzo “Io non ho paura” del 2001 e il Premio Strega nel 2007 con “Come Dio comanda”, edito nel 2006.
“Io non ho paura” fu oggetto di una trasposizione cinematografica ad opera del regista Gabriele Salvatores nel 2003, su sceneggiatura dello stesso Ammaniti.
I libri dello scrittore sono stati tradotti in francese, tedesco, spagnolo, greco, russo e polacco.
RIASSUNTO DEL LIBRO ''IO NON HO PAURA'': 
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Il piccolo Michele Amitrano vive in un paesino del sud Italia, Acque Traverse, e passa i pomeriggi estivi a giocare e ad andare in bicicletta con la sorella e con gli amici.
Un giorno perde una gara in bicicletta e per scontare la penitenza legata alla sconfitta è costretto ad entrare in una casa abbandonata in aperta campagna. Qui trova un ragazzino incatenato e sporco, più morto che vivo. Il luogo è spaventoso e Michele fugge via. .
Ma a partire dalla notte seguente il protagonista comincia a pensare sempre più intensamente al ragazzino rinchiuso nella casa abbandonata e decide di ritornarvi.
Pian piano nasce un’amicizia tra i due e Michele comincia ad andare a trovare Filippo (questo è il nome del prigioniero) tutti i pomeriggi di nascosto.
Da alcuni indizi trovati nel nascondiglio, come una padella con delle mele rosse, Michele capisce che il ragazzo è tenuto prigioniero dal padre. .
Inizialmente Michele pensa che Filippo sia suo fratello e che sia stato rinchiuso in quel luogo dai genitori perché malato di mente e pericoloso, come il fratello del suo amico Salvatore, Nunzio Scardaccione.
Ma una sera cinque persone si riuniscono a casa sua con il padre e discutono animatamente. Le cinque persone sono: il padre e il fratello del ”Teschio”, il padre e la madre di Barbara Mura, e un uomo anziano con una macchina “da ricco” che Michele non conosce e che scoprirà più tardi chiamarsi Sergio Materia. L’uomo ricco li sta rimproverando e insultando per degli errori commessi in una qualche attività in cui sono tutti implicati.
Michele dapprima non capisce poi li vede tutti ammutolire nell’ ascoltare una notizia al telegiornale e nascosto nell’ombra vede che si tratta del rapimento di un bambino di Pavia, Filippo Carducci, figlio di un industriale, le cui ricerche continuano da due mesi. Si tratta del bambino nascosto e incatenato nella casa abbandonata.
Michele dapprima è sconvolto, poi decide di andare dal ragazzo per dirgli che è stata intervistata sua madre: la donna ha detto che gli vuole bene e che lo aspetta. La relazione tra i due si approfondisce: Michele pulisce il viso e medica le ferite di Filippo.
Intanto a casa, il giovane Amitrano è costretto a dormire in camera con Sergio Materia e scopre altri dettagli della vita di Filippo (da un suo quaderno di scuola) e della vita del rapitore dai suoi racconti.
Una sera mentre è da Filippo, Michele viene scoperto da Felice Natale che è stato avvertito da Salvatore, l’unico a cui Michele aveva rivelato il segreto. Da questo momento una serie convulsa di avvenimenti violenti porta all’epilogo imprevedibile dell’azione.
ANALISI DEI PERSONAGGI DEL LIBRO ''IO NON HO PAURA'': 
- Il giovane Michele Amitrano, di nove anni, è il protagonista. È animato da un innato senso di onestà. E’ coraggioso e generoso. Il Subbuteo è il suo gioco preferito e ama fare il portiere quando si gioca a calcio. Poco si sa del suo aspetto fisico, perché ciò che conta sono il suo coraggio e la sua rettitudine morale. Fin dall’inizio si connota come un ragazzino responsabile e maturo, disposto a perdere una sfida per soccorrere la sorellina in difficoltà. È un personaggio dinamico che matura e si arricchisce nel corso dell’azione.
– La sorella minore di Michele, Maria, ha cinque anni e lo vuole sempre seguire “con l’ostinazione di una bastardino tirato fuori da un canile” anche se spesso si fa male e rompe gli occhiali nei giochi con i ragazzi più grandi. La bambina ha gli occhi storti, ci vede poco e il dottore dice che si dovrà operare prima di diventare grande.
– Antonio Natale, soprannominato “Teschio” è il ragazzo più grande della banda di Michele: ha infatti dodici anni.
“Gli piaceva comandare e se non gli obbedivi diventava cattivo. Non era una cima, ma era grosso, forte e coraggioso”.
– Antonio ha un fratello, Felice, anche più cattivo di lui.
“Aveva vent’anni. E quando stava ad Acque Traverse per me e per tutti gli altri bambini era un inferno. Ci picchiava, ci bucava il pallone e ci rubava le cose. Era un povero diavolo. Senza un amico, senza una donna….. Stava ad Acque Traverse come una tigre in gabbia. Si aggirava tra quelle quattro case infuriato, nervoso, pronto a darti il tormento”.
Antonio non segue la moda hippy del momento, ma porta i capelli corti, tirati indietro con la brillantina e indossa pantaloni e giacche mimetiche. Gli piacciono le armi e dice di aver fatto il paracadutista a Pisa, ma non è vero. Ha il viso affilato di un barracuda e denti piccoli e separati come quelli di un coccodrillo appena nato.
– Salvatore Scardaccione è in classe con Michele ed è il suo miglior amico. Ha la stessa età del protagonista, ma è più alto. È un ragazzino solitario, che spesso sta per i fatti suoi. Figlio di un avvocato, è più sveglio del “Teschio” e potrebbe spodestarlo, ma non gli interessa fare il capo. Preferisce muoversi nell’ombra.
- Barbara Mura, è una bambina sovrappeso di undici anni con seni simili a scamorze e rotoli di ciccia sulla pancia.
– Il padre di Michele, è un camionista, piccolo, magro e nervoso. Ha i capelli neri tirati con la brillantina, la barba ruvida e bianca sul mento e odora di sigarette Nazionali e di acqua di colonia. Ha un bel sorriso con denti bianchi, perfetti. È un padre premuroso quando il suo lavoro gli consente di stare a casa e quando è molto arrabbiato non urla e non lascia esplodere la sua rabbia.
- La mamma di Michele, all’epoca degli eventi narrati, ha trentatre anni ed è ancora bella.
“Aveva lunghi capelli neri che le arrivavano a metà schiena e li teneva sciolti. Aveva due occhi scuri e grandi come mandorle, una bocca larga, denti forti e bianchi e un mento a punta. Sambrava araba. Era alta, formosa, aveva il petto grande, la vita stretta e un sedere che faceva venire voglia di toccarglielo e i fianchi larghi”.
Ma le occhiate e i commenti degli uomini non le interessano. Non è una smorfiosa.
– Pietro Mura, il padre di Barbara, è un ex barbiere che non ha avuto fortuna e che è tornato a fare il contadino. Ma tutti comunque si recano a casa sua per tagliare i capelli.
“…aveva le dita corte e grosse come sigari toscani che entravano appena nelle forbici e, prima di cominciare a tagliare i capelli, allargava le lame e te le passava sulla testa, avanti e indietro, come un rabdomante. Diceva che in quel modo poteva sentirti i pensieri, se erano buoni o cattivi”.
– Quando Michele vede per la prima volta Sergio Materia, l’uomo ha sessantasette anni, vive a Roma ed è stato famoso per una rapina in una pellicceria di Monte Mario e per un colpo ad una filiale della Banca dell’Agricoltura avvenuti vent’anni prima. Ha fatto parecchia galera, ma è stato rilasciato per buona condotta.
E’ magro. Sulla testa ha pochi capelli giallastri sopra le orecchie che porta raccolti in una coda. Ha il naso lungo, gli occhi incavati, una barba bianca, incolta da almeno un paio di giorni. Tutti gli accessori del suo abbigliamento sono d’oro massiccio: occhiali, collana, orologio…
- Filippo, il bambino rapito, ha nove anni come Michele, è magro, moro, con la carnagione chiarissima. E’ figlio di un industriale lombardo che va spesso per lavoro in America.
LUOGHI D'AMBIENTAZIONE DEL LIBRO ''IO NON HO PAURA'': 
Acque Traverse è una piccola frazione del paese immaginario di Lucignano, in un Sud d’Italia non meglio identificato, forse Calabria o Sicilia, sperduta tra i campi di grano.
Furono queste due regioni, insieme alla Sardegna, ad avere il primato dei sequestri di persona nel 1978. Qui oltre all’esistenza di organizzazioni criminali come la ‘ndrangheta e la mafia che potevano dare sostegno alle bande, il territorio si prestava alla latitanza dei rapitori e a nascondere gli ostaggi.
Acqua Traverse, pur nella sua semplicità, è evocato con grande potenza descrittiva da Ammaniti: solo quattro misere case di pietra e malta, divise a due a due, da una strada sterrata e piena di buche.
“Non c’era una piazza. Non c’erano vicoli. C’erano però due panchine sotto una pergola di uva fragola e una fontanella che aveva il rubinetto con la chiave per non sprecare l’acqua”, che veniva portata con l’autocisterna ogni due settimane.
C’è uno spaccio, gestito dalla famiglia Mura, per comprare pasta, pane e sapone.
E un po’ fuori c’è la villa degli Scardaccione, risalente all’800 con un grande portico in pietra e un cortile interno con una palma.